31 May 2011, Enrico girardi, Corriere della Sera
Review (it)
Sul palco "recitano" le macchine
Il debutto In un capannone industriale a Modena il rivoluzionario «Stifters Dinge» del compositore Goebbels. Tubi, lastre e voci governate dal computer: 70 minuti di musica senza attori
MODENA - In epoca barocca i teatranti creavano stupore e meraviglia costruendo macchine scenografiche sofisticate, paradisi artificiali, giardini d' Armida. Oggi non è cambiato nulla o almeno così sembra a chi assiste a Stifters Dinge (letteralmente, «Cose di Stifter»), installazione performativa di Heiner Goebbels che, creata a Berlino nel 2007, ha poi girato Europa e Stati Uniti (recentemente anche al Lincoln Center di New York) per arrivare ora a Modena, in un capannone industriale, in prima italiana. È un' installazione appunto, ma è anche uno spettacolo con la particolarità di utilizzare oggetti di ogni tipo ma neanche un performer. In altre parole, un «No Men Show». Ovvero, vi sono pianoforti, tubi, lastre metalliche, piante, piscine d' acqua, luci, fumi, proiezioni, voci campionate ma nemmeno un musicista, un attore, un danzatore. Il «grande apparatore», cioè chi governa questo complesso, fantastico universo semovente che sembra avere un' anima ed è capace di creare suoni, azione, immagine e colori, è un ipertecnologico cervello informatico debitamente istruito da Heiner Goebbels, compositore tedesco sempre attratto dalle sperimentazioni più spericolate, oggettivamente geniale a suo modo. In passato ha molto calcato l' acceleratore su temi politici - Brecht e Eisler hanno decisamente segnato il suo orizzonte poetico - poi si è molto dedicato a smontare il «giocattolo» teatro e a rimontarlo in modo originale, cercando di definire ogni volta le funzionalità della musica, della scena, della parola. Recentemente, a Bolzano, aveva scritto una sorta di commedia giocata sull' esplorazione fonetica della parola. Di Stifters Dinge, pagina dal retrogusto ecologico, lo scopo invece è duplice: da una parte, rievocare le descrizioni naturalistiche di Adalbert Stifter, scrittore del periodo Biedermeier (primo Romanticismo tedesco) e il gusto della cosa in sé insita nella sua prosa, invero noiosa come poche nella sua esattezza scientifica; dall' altra, esibire gli oggetti che servono per fare teatro (tra cui un' infinità di citazioni pittoriche e musicali, Bach in particolare) come fossero teatro essi stessi. Ma nessuno segue «lo scopo» di questa creazione quanto la creazione stessa, che oggettivamente ha un grado di sofisticazione stupefacente, da lasciare a bocca aperta. Non solo: i pianoforti (ben cinque) «suonano» da soli una musica che, nei momenti in cui si lascia ascoltare, si rivela piena di invenzione ritmica e timbrica, capace di evocare paesaggi sonori in una gamma che va dal post-industriale al futuristico e capace di una aggressività che fa sembrare roba da educanda il tumf tumf delle discoteche più hard. Il tutto è stato allestito in un capannone alla periferia della città. Caldo e zanzare a parte, un luogo ideale per evocare la suggestione di questi scenari tipo Blade Runner un secolo dopo. Dopo 70 minuti di spettacolo il pubblico, numeroso, ha tributato un lungo applauso a questo «mostro», restando poi a lungo a scrutarne da vicino gli ingegnosi meccanismi. Peccato solo che il «mostro» non fosse stato istruito per ringraziare e adempiere anche il rito dell' inchino. Enrico Girardi RIPRODUZIONE RISERVATA **** Chi è Autore Il compositore tedesco Heiner Goebbels (foto) è nato il 17 agosto 1952 a Neustadt/Weinstrasse e dal 1972 vive a Francoforte. Ha studiato musica e sociologia Lo stile Goebbels è un contaminatore di generi tra classica e jazz e elettronica. La sua «Surrogate Cities», composizione per orchestra del 1994, conteneva testi scritti tra gli altri dal romanziere Paul Auster
on: Stifters Dinge (Music Theatre)